venerdì 11 gennaio 2013

Immediatamente la lebbra scomparve da lui

Lc 5,12-16 
Mentre Gesù si trovava in una città, ecco, un uomo coperto di lebbra lo vide e gli si gettò dinanzi, pregandolo: «Signore, se vuoi, puoi purificarmi». Gesù tese la mano e lo toccò dicendo: «Lo voglio, sii purificato!». E immediatamente la lebbra scomparve da lui. Gli ordinò di non dirlo a nessuno: «Va' invece a mostrarti al sacerdote e fa' l'offerta per la tua purificazione, come Mosè ha prescritto, a testimonianza per loro». Di lui si parlava sempre di più, e folle numerose venivano per ascoltarlo e farsi guarire dalle loro malattie.  Ma egli si ritirava in luoghi deserti a pregare. 

La guarigione del lebbroso manifesta la salvezza dell'uomo pienamente reintegrato nel popolo e nei privilegi dell'alleanza. 
La benedizione di Dio si manifesta in forma tangibile in mezzo al suo popolo attraverso la potenza di guarigione di Gesù. 
L'uomo che si presenta a Gesù è pieno di impurità e di morte. E' esattamente il contrario di Gesù che è uscito dal Giordano "pieno di Spirito Santo" (4,1), cioè pieno della vita di Dio. La lebbra rende l'uomo un morto civile e religioso, che la legge esclude dalla società e dal culto (Lv 13). L'unica legge che il lebbroso è tenuto ad osservare è quella di escludersi totalmente dal consorzio umano (Lv 13,45). 
E' importante il fatto che Gesù toccò il lebbroso. Egli tocca colui che non poteva essere toccato, sfonda barriere e leggi, e raggiunge l'uomo nella sua debolezza. Con questo gesto Gesù si identifica con l'umanità piena di lebbra e di peccato. 
In Gesù, Dio si rivela come identità tra volere e potere: "Lo voglio, sii risanato!" (v. 13). Il contatto con Gesù sana l'uomo dalla lebbra della morte e lo purifica. 
Gesù non ha mai cercato la pubblicità: è ciò che deve anche distinguere il cristiano dagli altri. 
Egli invia il lebbroso guarito dai sacerdoti, tutori della legge, perché constatino che ciò che la legge non può fare è avvenuto: mondare l'uomo dalla morte. 
Nei versetti immediatamente successivi, gli scribi e i farisei constateranno il perdono di Dio sulla terra, che nessuna legge può dare. 
La legge infatti può solo condannare il peccato. Dio invece tocca l'uomo nella sua miseria e lo libera. Nel v. 15 è interessante l'accostamento tra "ascoltare" ed "essere guariti". 
La parola di Gesù è la potenza stessa di Dio che guarisce coloro che accorrono a lui con la coscienza e la fede del lebbroso. 
L'accenno alla preghiera di Gesù del v. 16 è importante. Egli non si lascia assorbire dall'attività della predicazione e delle guarigioni. 
La sua dimora e il termine del suo cammino è il Padre (cf. Lc 2,49; 23,46). 
Padre Lino Pedron 
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