Mt 4,12-17.23-25
Quando Gesù seppe che Giovanni era stato arrestato, si ritirò nella Galilea, lasciò
Nàzaret e andò ad abitare a Cafàrnao, sulla riva del mare, nel territorio di Zàbulon e di
Nèftali, perché si compisse ciò che era stato detto per mezzo del profeta Isaia: Terra di Zàbulon e terra di Nèftali, sulla via del mare, oltre il Giordano,Galilea delle genti! Il popolo che abitava nelle tenebre vide una grande luce, per quelli che abitavano in regione e ombra di morte una luce è sorta. Da allora Gesù cominciò a predicare e a dire: «Convertitevi, perché il regno dei cieli
è vicino». Gesù percorreva tutta la Galilea, insegnando nelle loro sinagoghe, annunciando il
vangelo del Regno e guarendo ogni sorta di malattie e di infermità nel popolo. La sua
fama si diffuse per tutta la Siria e conducevano a lui tutti i malati, tormentati da varie malattie
e dolori, indemoniati, epilettici e paralitici; ed egli li guarì. Grandi folle cominciarono
a seguirlo dalla Galilea, dalla Decàpoli, da Gerusalemme, dalla Giudea e da oltre il Giordano.
Matteo vede il trasferimento di Gesù da Nazaret a Cafarnao come realizzazione di Is 8,23-24 e quindi come volontà di Dio.
Isaia aveva annunciato il passaggio da un tempo d’oppressione ad un tempo di salvezza. Il tempo della sventura ricorda probabilmente la conquista dei territori del nord, abitati da tribù del popolo d’Israele, da parte del re assiro Tiglat-Pileser (cf. 2Re 15,29) nel 734 a.C.
Quest’invasione portò ad una notevole fusione della popolazione ebraica con i pagani. Per questo il territorio fu chiamato "provincia dei pagani" (Galìl haggojìm) da cui è derivato il nome di Galilea.
Sia in Mt 4,5 sia in 12,18-21 la salvezza dei pagani è presentata con una citazione d’Isaia, perché la salvezza universale è l’adempimento di una promessa dell’Antico Testamento. La luce è simbolo della presenza di Dio che salva.
Essa sconfigge le tenebre della perdizione e della morte.
Il v. 17 è un breve sommario che riguarda la proclamazione del regno dei cieli. Non è data alcun’indicazione
precisa né del luogo né degli ascoltatori per indicare che quest’annuncio è rivolto a tutti gli uomini di tutti i tempi e di tutti i luoghi. Da questo momento la proclamazione del regno dei cieli non cesserà più. Essa continuerà nella predicazione dei discepoli che sono inviati a diffondere il vangelo del regno in tutto il mondo (Mt 24,14; 26,13).
D’ora in avanti è per tutti tempo di decisione e di conversione.
La conversione è il punto di partenza della vita cristiana: i racconti di chiamata che seguono devono essere letti come esempi di ciò che la conversione può esigere dall’uomo. La conversione al regno dei cieli si realizza nel seguire Gesù e nell’entrare nella comunità dei discepoli che si stanno raccogliendo attorno a lui.
Le folle che seguono Gesù formano l’uditorio del discorso della montagna che segue nei cap. 5-7. Matteo ci
presenta Gesù come il primo missionario e l’esempio di tutti i futuri missionari. In lui parola e azione procedono insieme.
Il suo annuncio riguarda sempre il regno dei cieli, ossia ciò che Dio ha fatto e farà per la salvezza degli uomini.
L’attività intensa svolta da Gesù in Galilea consegue un triplice risultato: la sua fama si diffonde, la gente porta a lui i suoi malati, affluiscono grandi folle.
Tutta la miseria del suo popolo sta lì davanti a lui ed egli offre la sua salvezza a tutti i bisognosi.
L’annuncio del vangelo del regno dei cieli è soprattutto a favore dei poveri e dei sofferenti.
Gesù s’impegna totalmente nella liberazione dell’uomo da tutte le sue miserie.
Padre Lino Pedron
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