Mt 2,13-18
Essi erano appena partiti, quando un angelo del Signore apparve in sogno a Giuseppe
e gli disse: «Àlzati, prendi con te il bambino e sua madre, fuggi in Egitto e resta là
finché non ti avvertirò: Erode infatti vuole cercare il bambino per ucciderlo». Egli si alzò, nella notte, prese il bambino e sua madre e si rifugiò in Egitto, dove rimase
fino alla morte di Erode, perché si compisse ciò che era stato detto dal Signore per
mezzo del profeta:
Dall'Egitto ho chiamato mio figlio. Quando Erode si accorse che i Magi si erano presi gioco di lui, si infuriò e mandò a
uccidere tutti i bambini che stavano a Betlemme e in tutto il suo territorio e che avevano
da due anni in giù, secondo il tempo che aveva appreso con esattezza dai Magi. Allora
si compì ciò che era stato detto per mezzo del profeta Geremia:
18Un grido è stato udito in Rama,
un pianto e un lamento rande:
Rachele piange i suoi figli
e non vuole essere consolata,
perché non sono più.
L’Egitto ha sempre rappresentato nella storia d’Israele il luogo di rifugio per coloro che erano minacciati in patria
(cfr Dt 23,8; 1Re 11,40). Le relazioni politiche tra i due paesi lo consentivano.
L’iniziativa di Erode di eliminare il bambino, anticipa l’iniziativa dei farisei (Mt 12,14), dei grandi sacerdoti e degli
anziani (Mt 27,20), che alla fine si compirà con l’aiuto della folla.
Il profeta Osea esalta l’amore di Dio per il suo popolo con l’immagine del padre e del figlio, scorgendo nella liberazione
dalla schiavitù dell’Egitto l’inizio degli speciali rapporti tra Dio e Israele.
Per l’evangelista Matteo il profeta
ha parlato di Gesù. Il testo profetico gli ha dato la possibilità di far valere quello che per lui è l’essenziale attributo di
"figlio", attribuendolo a Gesù.
L’uccisione di tutti i bambini a Betlemme e dintorni fino a due anni di età vuole illustrare il furore di un potere terreno
offeso più che il numero dei bambini uccisi.
Il carattere di Erode, nella descrizione di un simile fatto di sangue,
è colto con precisione.
La funesta strage dei bambini non è, al pari della fine del traditore Giuda in Mt 27,9, lo scopo diretto del piano
divino.
Secondo Geremia (31,15ss), Rachele, moglie prediletta di Giacobbe, si lamenta per i figli deportati in esilio. Nella
sua qualità di progenitrice essa portava già in grembo questi figli di una lontana generazione, quelli appunto
sterminati da Erode. Rama, nelle cui vicinanze Rachele fu sepolta, si trova sulla strada per Efrata, a nord di Gerusalemme.
Ancora in epoca veterotestamentaria la tradizione della tomba di Rachele si è spostata nella regione a
nord di Betlemme, come presuppone il testo di Matteo. Secondo l’evangelista, Rachele eleva anticipatamente un
lamento sul suo popolo d’Israele non credente.
La strage dei bambini di Betlemme diventa la prefigurazione del futuro
giudizio su Gerusalemme.
Sul massacro di Betlemme riferisce anche Macrobio, scrittore romano vissuto verso il 400 d.C. (Sat.2,4,11):
"Quando Augusto ebbe la notizia che coi bambini inferiori ai due anni, che il re dei giudei Erode aveva fatto uccidere
in Siria, sarebbe stato soppresso lo stesso figlio del re, disse: ‘E’ meglio essere un maiale (in greco ùs) di Erode
che suo figlio (in greco uiòs).
Il gioco delle parole ùs e uiòs presuppone la polemica antigiudaica e il divieto giudaico di mangiare carne di
maiale.
Nel regno di Erode è più al sicuro il maiale che lo stesso figlio del re.
Lo storico Flavio Giuseppe (Ant. 17,121) descrive Erode come un uomo "il quale infieriva con tutti senza differenza
con la stessa crudeltà, non conosceva misura nell'ira e si riteneva al di sopra del diritto e della giustizia".
Padre Lino Pedron
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