E giunsero a Gerico. E mentre partiva da Gerico insieme ai discepoli e a molta folla, il figlio di Timèo, Bartimèo, cieco, sedeva lungo la strada a mendicare. Costui, al sentire che c’era Gesù Nazareno, cominciò a gridare e a dire: «Figlio di Davide, Gesù, abbi pietà di me!». Molti lo sgridavano per farlo tacere, ma egli gridava più forte: «Figlio di Davide, abbi pietà di me!». Allora Gesù si fermò e disse: «Chiamatelo!». E chiamarono il cieco dicendogli: «Coraggio! Alzati, ti chiama!». Egli, gettato via il mantello, balzò in piedi e venne da Gesù. Allora Gesù gli disse: «Che vuoi che io ti faccia?». E il cieco a lui: «Rabbunì, che io riabbia la vista!». E Gesù gli disse: «Và, la tua fede ti ha salvato». E subito riacquistò la vista e prese a seguirlo per la strada.
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Gesù Cristo mostrò subito agli apostoli quale doveva essere la natura della loro potestà e come dovevano esercitarla. Stando nei pressi di Gerico, un cieco di nome Bartimèo, sentendo che passava Gesù Nazareno, cominciò a gridare a gran voce, implorando pietà. San Matteo dice che erano due ciechi, e noi, a suo luogo, spiegammo la difficoltà che presenta questa differenza nei due racconti. Nell’armonia del quadro evangelico, quest’unico cieco che grida è l’immagine e la rappresentanza dell’umanità addolorata che implora pietà dal Redentore, e che, cieca, immiserita, impotente a salvarsi da sé, si rivolge a Colui che può salvarla. Il popolo sgrida il cieco e vuol farlo tacere, come il mondo cerca di tacitare, con la forza, il grido degli afflitti, perché lo stima un fastidio. Le grandi civiltà non riescono ad eliminare le afflizioni del popolo, ma lo fanno tacere con le leggi repressive, acuendone l’esasperazione e le sofferenze. Gesù Cristo, invece, va incontro ai miserabili, li chiama al suo Cuore, li consola, e dona loro la misericordia e la pace. Anche in questo, le vie del mondo sono essenzialmente diverse da quelle di Dio.
Oggi le nazioni apostate, accecate dagli errori, siedono lungo le vie della vita terrena e non vedono nulla; sentono solo la loro miseria e cercano l’elemosina di un sollievo. Ma chi può darlo loro? Da quanti anni il povero cieco cercava l’elemosina senza che alcuno avesse potuto sollevarlo veramente nella sua principale infelicità! Solo Gesù poté risuscitargli la fede, chiamarlo a sé e guarirlo; solo gridando a Gesù, Re universale, le povere nazioni apostate possono ritrovare la fede, avvicinarsi al Redentore e riconquistare la vista dello Spirito e, con la vista, la tranquillità e la pace.L’umanità grida, oggi, tra gli spasimi di una povertà morale mai conosciuta, perché è cieca! Elemosina lungo la via e non ha alcuna speranza di risorgere; elemosina il suo stentato sostentamento, ed è come abbandonata! Gesù la chiama quando tutti, opprimendola con l’inganno, tentano di strapparle il grido della preghiera e abbrutirla.
Essa deve ascoltare solo il suo Redentore e gridare più forte, perché la voce della preghiera le ottenga la grazia di una rinascita spirituale. Sta’ di buon animo – dissero al cieco quando Gesù lo chiamò –; alzati, Egli ti chiama. E quegli, gettato via il mantello, balzò in piedi, e andò da Lui. L’umanità sembra perduta, ma le si può dire veramente: Sta’ di buon animo; alzati, Egli ti chiama, perché veramente il Signore chiama con i suoi flagelli. Essa deve gettare via il mantello delle iniquità che la ricoprono; deve balzare in piedi per un impeto di fede e deve andare da Gesù, con la ferma fiducia di guarire.
Il grido del mondo
Chi poteva considerarsi più privo d’ogni speranza come il povero cieco? Quando la pupilla si è spenta, nessuna forza umana può riattivarla. Eppure Gesù riaprì quegli occhi e, riaprendoli, attrasse a sé quell’infelice che lo seguì per la strada.Nessuna speranza può considerarsi fallita quando si va da Gesù con vera fede, perché Egli è onnipotente. Anche oggi lo stato del mondo non è senza speranza, perché Iddio ha fatto sanabili le nazioni;occorre solo che esse, accecate dall’apostasia e ridotte in estrema miseria, elevino il grido del loro cuore a Gesù, e vadano a Lui che chiama, gettando via, con coraggio, quel manto di falsa civiltà e di più falsa libertà che le ha ridotte nell’impossibilità di vedere.
Ci lamentiamo di certi cataclismi che succedono nel mondo, e ci sembrano inutili; eppure essi sono permessi o voluti da Dio per strappare alle generazioni umane quel manto di barbarie morale che si mostra come manto di civiltà e di progresso.
È inutile illudersi: certe forme di progresso sono spaventoso regresso; le grandi industrie, per esempio, hanno portato nel mondo la grande miseria, e l’hanno depravato fino all’idolatria della macchina e del lavoro, come è avvenuto in Russia. La vita moderna, con i suoi complessi ingranaggi che sempre più si moltiplicano, rende impossibile la vita dello spirito, abbrutisce gli operai, opprime, toglie ogni libertà, rende nevrastenici e immorali, e questo non è civiltà, ma barbarie.
Gettiamo via le pesanti sovrastrutture che la stoltezza umana e l’insidia diabolica hanno fatto sull’ordine della vita, e gridiamo a Gesù che ci viene incontro nella sua misericordia: Signore fa’ che vediamo.
Vediamo il Cielo attraverso le nebbie della materia; vediamo Dio attraverso la creazione; vediamo Gesù attraverso i veli eucaristici; vediamo le meraviglie della Chiesa Cattolica e, con gli occhi aperti alla verità, seguiamo Gesù nelle povere vie della nostra vita.
Padre Dolindo Ruotolo
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