Lc 6,39-42
Disse loro anche una parabola: «Può forse un cieco guidare un altro cieco? Non cadranno
tutti e due in un fosso? Un discepolo non è più del maestro; ma ognuno, che sia ben preparato,
sarà come il suo maestro. Perché guardi la pagliuzza che è nell'occhio del tuo fratello e non ti accorgi della trave che
è nel tuo occhio? Come puoi dire al tuo fratello: «Fratello, lascia che tolga la pagliuzza che è
nel tuo occhio», mentre tu stesso non vedi la trave che è nel tuo occhio? Ipocrita! Togli prima la
trave dal tuo occhio e allora ci vedrai bene per togliere la pagliuzza dall'occhio del tuo fratello.
Il comandamento: «Siate misericordiosi, come è misericordioso il Padre vostro» (6,36) è l’unica strada maestra per la salvezza. Chi insegna diversamente è una guida cieca (v. 39), un maestro falso (v. 40); chi critica il male altrui,e non vede il proprio, è un ipocrita (vv. 41-42).
Solo la misericordia può salvare l’uomo dal male perché è quell’amore che non tiene conto del male e lo volge in bene.
La cecità fondamentale è quella di non ritenersi bisognosi della misericordia di Dio.
Cieco è il discepolo che non ha sperimentato la misericordia di Dio donatagli in Cristo. Per questo il suo agire è senza misericordia.
Il male che io condanno nel fratello è sempre una piccola cosa rispetto al male che commetto io arrogandomi il diritto di giudicarlo: tanta è la gravità del giudicare! Il vero male non è tanto il male che si compie, quanto la mancanza di misericordia che ne impedisce il riscatto.
Il giudizio senza misericordia nei confronti di una colpa grave è sempre più grave della colpa stessa.
Chi critica sé stesso invece degli altri, si scopre bisognoso di misericordia quanto e più degli altri. Questa misericordia gli toglie la cecità e lo rende capace di vedere bene per togliere la pagliuzza dall'occhio del fratello.
L’unica correzione possibile è l’occhio buono del perdono e della misericordia.
La trave che il discepolo deve levarsi dall'occhio è la presunzione di essere giusto. Solo chi si sente graziato e perdonato può graziare e perdonare.
E sempre senza scandalizzarsi del peccato altrui, perché è sempre una pagliuzza rispetto alla trave che è nel nostro occhio.
Nei versetti 43-45 ci viene presentato il nostro problema più serio: siamo alberi cattivi che producono frutti marci. Il rimedio è uno solo: accettare l’innesto dell’unico albero buono che produce frutti buoni: l’albero della misericordia di Dio, che è la croce di suo Figlio, donato per noi.
Il cuore, che nell'uomo è la sede delle decisioni morali e religiose, è paragonato a un tesoro. Dipende dal cuore se le parole e le azioni sono buone o cattive, se tutto l’uomo è buono o cattivo.
Ma quando il cuore dell’uomo è un tesoro che contiene solo il bene e dal quale scaturisce solo il bene?
Solamente quando si conforma totalmente al cuore misericordioso di Gesù.
Il buon tesoro del cuore dell’uomo è la grazia di Dio che compie le opere della misericordia.
Il problema è quello di accogliere da Dio un cuore di carne in cui è scritta la sua legge di misericordia (cf. Ez 36,26; Ger 31,33-34).
Padre Lino Pedron
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