Lc 9,7-9
Il tetrarca Erode sentì parlare di tutti questi avvenimenti e non sapeva che cosa pensare,
perché alcuni dicevano: «Giovanni è risorto dai morti», altri: «È apparso Elia», e altri ancora:
«È risorto uno degli antichi profeti». Ma Erode diceva: «Giovanni, l'ho fatto decapitare io; chi è
dunque costui, del quale sento dire queste cose?».
E cercava di vederlo.
Erode, come tutti coloro che non vogliono cambiare, si fa le domande e si dà anche le risposte. Così alla fine ne
sa quanto prima. Perché a parlare non si impara niente; ad ascoltare, invece, si può imparare qualcosa.
Se poi si
ascolta il Cristo, allora si impara tutto quello che serve per avere la vita e averla in abbondanza (cf. Gv 10,10). Ma
Erode non vuole ascoltare perché non vuole cambiare le sue convinzioni di comodo.
Egli vive per il potere e strumentalizza tutto per mantenere il potere. O Gesù serve al suo potere, o lo elimina. Egli cerca Gesù per ucciderlo
(Lc 13,31) e lo vedrà per deriderlo, nientificarlo e mandarlo a morte (Lc 23,11).
Era stato chiamato a conversione dal Battista, ma aveva preferito spegnere la parola di Dio, ucciderla, piuttosto
che convertirsi. Leggiamo nel libro dei Proverbi 15,32: «Chi ascolta il rimprovero, acquista senno».
Ma Erode è
giunto al livello ultimo del male, la stupidità, in cui non si distingue più il bene dal male: è la cecità totale. Quando
essa è cosciente, è il peccato contro lo Spirito santo.
Per Erode, Gesù è un concorrente da conoscere bene per eliminarlo più facilmente.
Padre Lino Pedron
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