Giovanni da Matera (detto anche da Pulsano, dal luogo ove fondò la sua ultima opera monastica), al secolo Giovanni Scalcione, nacque verso il 1070 in Matera da una ricca e nobile famiglia profondamente cristiana.
Abbandonò da ragazzo la casa paterna in cerca di un contatto più stretto con Dio e, secondo la tradizione, scambiò i suoi abiti lussuosi con quelli di un mendicante e poi partì per Taranto. Desiderava vivere una vita semplice e quindi accettò di badare alle pecore dei monaci basiliani (si ispirano alla regola dettata da S. Basilio Magno) dell'Isola di S. Pietro.
Giovanni fu molto provato da questo lavoro e quando stava per cedere, sentì una voce interna, “Dio è con te”, che lo rianimò; alla vista di una barca credette di vedere un volere di Dio e quindi si fece trasportare in Calabria, dove fece una vita di solitudine e mortificazione. Da lì passò in Sicilia standoci due anni e proseguendo la sua vita di penitente.
Ritornò in Puglia a Ginosa, che era vicino Taranto e Matera, e lì continuò la sua consueta vita, ospitato dai parenti, che nel frattempo si erano trasferiti per motivi politici, ma, ridotto quasi ad un scheletro, riuscì a non farsi riconoscere. Prese a girare fra il popolo di vari paesi predicando ed esortando ad una vita di preghiera, attirando la benevolenza di molti ed anche l’accodarsi di alcuni discepoli; subì anche delle calunnie per cui finì in prigione per ordine del conte Roberto di Chiaromonte. Fu liberato miracolosamente e dovette allontanarsi da tutti, continuando a predicare in altre zone.
Giunto a Capua, sentì di nuovo la sua voce guida che gli disse di ritornare in Puglia; sui monti dell’Irpinia a Bagnoli incontrò S. Guglielmo da Vercelli che con alcuni discepoli conduceva vita eremitica, si fermò con loro finché ebbe una visione che indicava per entrambi le loro strade. Queste erano opposte ma sempre nell’Italia Meridionale : Giovanni operò in Puglia mentre Guglielmo avrebbe poi fondato il monastero e santuario di Montevergine.
Decise di andare in Palestina passando per Bari, la città in quel periodo godeva di importante vivacità, da poco erano arrivate le reliquie di S. Nicola (1087) e celebrato un Concilio presieduto dal Beato Urbano II (Ottone di Lagery) con eminenti vescovi cattolici, ma tutto ciò non impediva il proliferare di disordini morali e politici, allora Giovanni comprese che la sua Palestina era lì, in Puglia.
Riprese le sue peregrinazioni, attirando tanta ammirazione dal popolo ma anche tanti nemici al punto che corse il pericolo di essere bruciato vivo. Visitò i suoi discepoli a Ginosa e proseguì per il Gargano, già celebre per il santuario dell’Arcangelo Michele e lì, vicino a Pulsano, si fermò in una valle solitaria insieme a sei discepoli.
Iniziò così una nuova comunità che dopo sei mesi raggiunse l’aggregazione di 50 monaci e acquistando gran fama. La Congregazione monastica detta degli “Scalzi”, che si rifaceva alla regola di S. Benedetto, si ingrandì ricevendo lasciti e terreni per cui fu aperta un’altra casa presso la chiesa di S. Giacomo a Foggia e poi un monastero a Meleda in Dalmazia di fronte alle coste del Gargano, lì fu inviato a reggerlo il monaco Giovanni Bono, morto in concetto di santità.
Dopo dieci anni di conduzione, e dopo aver guadagnato la stima del re Ruggero II e del Pp Innocenzo II (Gregorio Papareschi), morì nel monastero di Foggia il 20 giugno 1139 e lì sepolto.
È stato il precursore, insieme ad altri movimenti religiosi sorti fra il X e l’XI secolo, della vita penitenziale, povera ed associata che porterà al sorgere degli Ordini mendicanti più organizzati e vasti.
Giovanni da Matera fu proclamato Santo da Pp Alessandro III (Rolando Bandinelli) nel 1177.
Il corpo di S. Giovanni, da Foggia fu poi trasportato a Pulsano e nel 1830 traslato nella cattedrale di Matera, di cui è compatrono, custodite in un’artistica urna.
Significato del nome Giovanni : “il Signore è benefico, dono del Signore” (ebraico)
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