Lettera 38, 3-4 : PL 61, 359-360
Fin dall'origine del mondo, il Cristo soffre in tutti i suoi. Egli è «il principio e la fine» (Ap 1, 8) ; nascosto nella Legge, rivelato nel Vangelo, Egli è il Signore sempre mirabile, che soffre e trionfa « nei suoi santi » (Sal 67, 36). In Abele, è stato assassinato da suo fratello ; in Noè, è stato ridicolizzato da suo figlio ; in Abramo, ha conosciuto l'esilio ; in Isacco, è stato offerto in sacrificio ; in Giacobbe, è stato ridotto a servo ; in Giuseppe, è stato venduto ; in Mosè, è stato abbandonato e respinto ; nei profeti, è stato lapidato e lacerato ; negli apostoli, è stato perseguitato per terra e per mare ; nei tanti suoi martiri, è stato torturato e assassinato. E' lui che, ancora adesso, sopporta le nostre debolezze e le nostre malattie, essendo uomo, lui stesso, esposto per noi ad ogni sorta di mali e capace di assumere la debolezza che saremmo assolutamente incapaci de assumere senza di lui. E' lui, sì, è lui che sopporta in noi e per noi, il peso del mondo, per liberarcene. Ecco come « la potenza si manifesta pienamente nella debolezza » (2 Cor 12,9). E' lui che in te sopporta il disprezzo, ed è lui che in te, viene odiato da questo mondo.
Rendiamo grazie al Signore che, pur chiamato in giudizio, ottiene la vittoria (Rm 3, 4). Secondo questa parola della Scrittura, è lui che trionfa in noi quando, assumendo la condizione di servo, acquista per i suoi servi la grazia della libertà.
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