Nata a Domrémy verso il 1412 da una famiglia contadina, imparò a cucire e filare, ma non a leggere e scrivere. Ebbe un’infanzia tutto sommato felice, anche se turbata dal pericolo dell’invasione lorenese e dalla Guerra dei Cento Anni. Giovanna aveva solamente tre anni quando Enrico V d’Inghilterra vinse la battaglia d’Azincourt e rivendicò il trono francese, sul quale sedeva allora Carlo VI il Folle. La Francia era inoltre indebolita dalle divisioni insorte fra la casa d’Orléans e quella di Borgogna, che comportarono l’assassinio del duca da parte del Delfino, il futuro Carlo VII. Queste vicende sugellarono il legame tra i borgognoni e gli inglesi ed i britannici portarono avanti, seppur fra non poche difficoltà economiche, la battaglia per conquistare il trono di Francia.
Nel frattempo Giovanna, allora quattordicenne, dal 1426 iniziò a udire delle misteriose voci celesti accompagnate da bagliori di luce e due anni dopo proprio in tal modo fu invitata a presentarsi volontariamente alle autorità militari allo scopo di “salvare la Francia”. Orléans era in stato d’assedio e le sorti della nazione parevano incerte. Nel 1429 Giovanna riconobbe a Chinon il Delfino, nonostante questi si fosse mascherato fra i suoi cortigiani, ed ottenne un colloquio segreto con lui, riuscendo a guadagnarne la stima. Venne tuttavia condotta a Poitiers per sottoporla all’esame da parte di teologi circa la sua fede ed i suoi costumi, ma poiché non fu scorta in lei alcuna ombra, al Delfino venne dunque consigliato di sfruttare al meglio i carismi della ragazza. Giovanna chiese che delle truppe fossero messe a sua disposizione per liberare Orléans e, vestitasi di un’armatura bianca, cavalcò alla loro testa con uno stendardo recante i nomi di Gesù e Maria.
In effetti la spedizione militare ebbe successo ed Orléans fu liberata: ciò dipese indubbiamente dall’intervento della “pulzella”, che seppe risollevare il morale francese e far percepire a tutti l’aiuto divino. L’entusiasmo popolare crebbe ancora in seguito ad altre vittorie, sino alla liberazione di Reims, ove Carlo VII poté essere incoronato con accanto Giovanna ed il suo stendardo. Forti opposizioni si levarono però ben presto dal mondo maschilista di corte, dell’esercito e della Chiesa, che guardavano a Giovanna con sospetto. Ben presto emersero gli effetti di questa avversione nei suoi confronti: rimasta ferita durante un fallito attacco a Parigi, il suo carisma fu ridimensionato e, quando mesi dopo ella liberò Compiègne, il ponte levatoio fu sollevato prima che Giovanna potesse mettersi in salvo. Catturata dai borgognoni, il re di Francia non fece alcuno sforzo per ottenere il suo rilascio e dunque il 21 novembre 1430 venne venduta agli inglesi.
Questi, desiderando che la giovane fosse condannata quale ribelle o eretica, la sottoposero ad un interrogatorio incrociato da un tribunale presieduto dal vescovo di Beauvais. Furono esaminati le “voci” misteriose che ella udiva, l’uso di abiti maschili, la sua fede e la sua volontà di sottomissione alla Chiesa. Non essendo particolarmente colta, Giovanna diede talvolta risposte non appropriate, ma seppe sempre difendersi da sola con coraggio e precisione. Il processo terminò con una “rozza e sleale ricapitolazione dei fatti”, in cui i giudici giudicarono diaboliche le rivelazioni da lei ricevute e l’università di Parigi la denunciò duramente. In parte, anche se non ci è chiaro in quale misura, convinsero Giovanna a ritrattare le sue posizioni, ma poi tornò ad indossare gli abiti maschili, divenuti ormai provocatori non trattandosi più di protezioni per la guerra, e confermò di aver esclusivamente agito per mandato di Dio stesso, che grazie alle “voci” le aveva affidato tale missione.
I giudici, accogliendo anche le istanze del vescovo, condannarono infine Giovanna d’Arco quale eretica recidiva ed il 30 maggio 1431, non ancora ventenne, venne arsa via sul rogo nella piazza del mercato di Rouen. Il suo comportamento fu esemplare sino alla fine: richiese che un domenicano tenesse elevata una croce ed alla morì atrocemente invocando il nome di Gesù. Le sue ceneri furono gettate nella Senna, onde evitare una venerazione popolare nei loro confronti. Un funzionario reale inglese ebbe a commentare circa l’accaduto: “Siamo perduti, abbiamo messo al rogo una santa”.
Una ventina di anni dopo, sua madre ed i due fratelli si appellarono alla Santa Sede affinchè il caso di Giovanna fosse riaperto. Papa Callisto III nel 1456 riabilitò l’eroina francese, annullando l’iniquo verdetto del vescovo francese. Ciò costituì una premessa essenziale ber giungere alla sua definitiva glorificazione terrena: nel 1910 San Pio X beatificò Giovanna d’Arco ed infine nel 1920 Benedetto XV la proclamò “santa”. Il suo culto fu particolarmente incentivato in Francia durante i momenti di particolare crisi in campo militare, sino ad essere proclamata patrona della nazione. Anche in Inghilterra la sua fugura è stata rivalutata ed una sua statua è stata posta nella cattedrale di Winchester, dinnanzi alla tomba del Cardinal Beaufort, colui che ebbe un ruolo decisivo nell’iniquo processo contro Giovanna.
Non manca chi ha voluto considerare questa intraprendente ragazza vissuta nel Basso Medioevo quale “prima protestante”, oppure in tempi più recenti una sorta di anticipatrice del femminismo. In realtà, Giovanna d’Arco non fu altro che una semplice ragazza di campagna, che seppe adempiere fedelmente la vocazione ricevuta tramite le rivelazioni attribuite a San Michele Arcangelo, Santa Margherita di Antiochia e Santa Caterina d’Alessandria. Seppur possa sembrare una vicenda incredibile, è impressionante la mole di documenti raccolti dalla Santa Sede grazie alla quale si rendette postuma giustizia alla giovane innocente vittima. La cosa più deprecabile sta nella presenza di ecclesiastici fra i colpevoli di questo errore giudiziario che nel XV secolo fu responsabile della sua morte.
In tempi recenti vasta è stata la produzione letteraria e cinematografica sulla vita di Santa Giovanna d’Arco. Solo nel 1996, nella soffitta di una casa colonica francese, è stata rinvenuta quella che verosimilmente pare essere stata l’armatura di Giovanna, con tanto di segni coincidenti con le ferite che la santa riportò in battaglia.
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