Se salvare il mondo fosse una cosa facile e semplice, Dio non si sarebbe lasciato inchiodare ad una croce.
Penso a questo, Signore, stasera, che sento pesante, per la stanchezza che è dentro di me.
Anche tu hai provato la stanchezza e il senso di non farcela più.
Ti sei messo a sedere, sul pozzo di Sicar, con i piedi stanchi e la gola riarsa.
Angosciato, sei caduto a terra a Getsemani, chiedendo aiuto al Padre.
Anch'io sono stanco.
Stanco di lavorare perché vedo gli altri che non fanno niente.
Stanco di annunciare un messaggio che nessuno accetta di vivere.
Stanco di servire la gente che poi ti volta le spalle e fa finta di non averti riconosciuto.
Stanco di farmi in quattro ed essere sempre interpretato alla rovescia.
Non so, o Signore, se tutto questo è segno di quella povertà di cui parlavi sulla montagna quella mattina.
Ho udito parlare
di "chiesa della diaspora",
di "cammino nell'insicurezza",
di "navigazione a mare aperto",
di "viaggio tra le sabbie del deserto".
Ma dire queste cose è facile: difficile è viverle giorno per giorno.
Aiutami, o Signore, a guardare a lungo la notte,
così che possa scoprire quanto sono numerose le stelle.
A guardare al di là dell'impossibile umano,
ove incomincia il tuo possibile.
A non aver paura del male che vedo,
anche se è tanto.
A pensare al bene che esiste,
anche se non sempre si vede.
Più sono debole e più sono potente,
perché quanto più c'è meno posto per me, c'è più posto per te.
Dammi una mano, o Signore, perché io possa guardare con speranza i germogli di vita, che ogni giorno si aprono nel mondo.
Perché io possa camminare sulle strade di una speranza cristiana,
per essere dispensatore della tua parola che salva e redime anche i più delicati sospiri del mondo,
che partorisce il suo domani nella sofferenza e nella stanchezza dell'oggi...
Amen.
Anonimo
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