mercoledì 25 dicembre 2013

Et Verbum caro factum est

Et Verbum caro factum est: il Verbo si fece carne…

È un’espressione che ci fa cadere in ginocchio, ci fa raccogliere il capo fra le mani e ci fa tacere, pregando. È un colpo di folgore per l’Inferno che nella carne umana aveva posto il suo dominio, e che tuttora la infetta come un bruco avvelenato per mezzo dell’impurità. È una melodia che fa rimanere estatici e adoranti gli angeli, espressione della più grande opera di Dio. È per essi il compimento della loro gloria che cominciò proprio con un’adorazione al Verbo che doveva incarnarsi. 
La Chiesa non sa pronunciare queste santissime parole senza chinare il capo o genuflettere; esse sono piene di maestà divina, sono la sintesi della storia dei secoli che rifluì tutta verso il Redentore, e che da Lui prese le mosse per un nuovo cammino.
A queste parole divine fa eco la Chiesa, esultando come essa sola sa fare, e noi non possiamo trattenerci dal raccogliere almeno qualcuno dei suoi canti plaudenti al Verbo fatto carne: «Lieto esulti il coro fedele, il Re dei re venne fuori dalla Vergine intatta, o miracolo! L’Angelo del consiglio è nato da una Vergine pura, un sole da una stella. Un sole che non tramonta mai, una stella sempre fulgente. Come la stella dà il raggio, così la Vergine dà alla luce il Figlio; né la stella è alterata dal raggio né la Madre dal Figlio. L’alto cedro del Libano si è reso piccolo come l’issopo nella nostra valle; il Verbo, Figlio dell’Altissimo, si è degnato di prendere un corpo umano ed incarnarsi.
Rallegrati, o Vergine Madre, del tuo parto gioioso; rallegrati, perché il tuo casto e fecondo seno ha portato un Figlio divino. Scorre il latte dal puro tuo petto, o Maria, con liliale candore, e Tu ne sostenti le tenere membra del Figlio, o Vergine pura. L’Unigenito Figlio del Padre, per cui tutto fu fatto, viene in terra come uomo, sottomesso ad una Madre poverella.
Nei cieli sostenta gli angeli con la sua felicità, e in terra Egli soffre la fame e la sete, infante poverello.
In alto regge tutto, e in terra è retto dalla Madre, in alto comanda e in terra obbedisce alla sua serva.
In alto è assiso sulle sublimi altezze del suo trono, e in terra avvolto da fasce, vagisce nel presepe.
Ricordati, o uomo, e considera quanto sono grandi le opere della divina clemenza.
Non disperare del perdono anche se hai molto peccato, innanzi allo spettacolo di tanta meravigliosa carità.
Cerca in Maria rifugio, cerca il perdono, poiché Ella tiene in grembo la fonte della misericordia; salutala spesso con fiduciosa speranza, dicendole in ginocchio: Salve, o piena di grazia!
Quante volte, o Maria, calmavi il pianto del tuo divin Figlio col tuo petto! Placalo ancora con le tue preghiere, oggi che Egli è irato per le nostre colpe.
Guarda, o Gesù, quelli che son caduti nel peccato, e per le preghiere della Madre tua rendili puri, rendili degni della Patria eterna. Amen».
Et Verbum caro factum est et habitavit in nobis. Abitò prima nel seno immacolato di Maria, e poi in una piccola grotta, fredda e disadorna, per puro amore. Si umiliò ma non perse la sua gloria, e per questo san Giovanni esclama: Abbiamo visto la sua gloria, gloria veramente dell’Unigenito del Padre, pieno di grazia e di verità.
E la Chiesa fa eco alle parole dell’evangelista nella sua liturgia, riguardando nel piccolo Infante il Re pacifico magnificato al di sopra dei re della terra. Lo acclama e lo invoca Figlio di Dio, luce e splendore del Padre, Creatore di tutte le cose. Lo contempla nel mistero della generazione eterna come sposo che esce dalla camera nuziale, sulle cui labbra è diffusa la grazia. Lo riconosce fonte di misericordia e di pace, luce di verità e splendore di giustizia. Lo ammira nella sua bellezza divina, e nello splendore della sua grazia.
È conquisa dalla sua potenza regale, contro la quale invano fremono le genti e macchinano i popoli infedeli. Lo vede trionfante alla destra del Padre, nella letizia dei cieli e nell’esultanza della terra. Egli è luce che brilla su tutto l’universo; è l’Ammirabile, è Dio, è il principe della pace, è il padre del secolo futuro, il cui regno inaugurato nello splendore del suo amore non avrà mai fine.
Egli, nascendo, inaugura il suo regno, rivestito di splendore divino nella sua povertà, e di arcana fortezza nella sua medesima piccolezza, Egli è il benedetto che viene nel Nome del Signore, è il Signore Dio apparso fra noi, è il Re santo e Salvatore del mondo, nel quale esulta la Chiesa ed esulta la terra.
Et Verbum caro factum est. È nato bambino, è nato piccolo piccolo, ma ha sugli omeri suoi il principato del mondo, ed è l’Angelo del gran consiglio, l’inviato dal Padre, l’eterno cantico di gloria a Lui che risuona sulla terra esaltandone le meraviglie. Il Verbo si è fatto carne, il Signore ha manifestato il Salvatore promesso, ha rivelato la sua giustizia innanzi alle nazioni, ha fatto discendere una gran luce sulla terra, e l’ha diffusa fino agli ultimi confini del mondo.
Et Verbum caro factum est. La Chiesa esulta, e canta gioiosa su note dolcissime: Il Bambino è nato a Betlemme, alleluia! Perciò gode tutta Gerusalemme, alleluia, alleluia! Nel giubilo del cuore adoriamo il Cristo che è nato, con un cantico nuovo.
Assunse la carne il Figlio di Dio, alleluia! Il Figlio di Dio Padre altissimo, alleluia, alleluia! Nel giubilo del cuore adoriamo il Cristo che è nato, con un cantico nuovo.
Al messaggio di Gabriele, alleluia! La Vergine concepì il Figlio, alleluia, alleluia! Nel giubilo del cuore adoriamo con un cantico nuovo il Cristo che è nato.
Qui giace nel presepe, alleluia! Colui che regna in eterno, alleluia, alleluia! Nel giubilo del cuore adoriamo con un cantico nuovo il Cristo che è nato.
E l’angelo ai pastori, alleluia! Rivela che è nato il Signore, alleluia, alleluia, il Cristo che è nato.
Vengono i re da Saba, alleluia! Offrono l’oro, l’incenso e la mirra, alleluia, alleluia! Nel giubilo del cuore adoriamo con un cantico nuovo il Cristo che è nato.
In questo gaudio natalizio, alleluia! Benediciamo il Signore, alleluia, alleluia! Nel giubilo del cuore adoriamo con un cantico nuovo il Cristo che è nato.
Sia lodata la Santa Trinità, alleluia! Benediciamo Dio, alleluia, alleluia! Nel giubilo del cuore adoriamo con un cantico nuovo il Cristo che è nato.
Il Verbo si è fatto carne per amore, e la Chiesa canta piena di gratitudine profonda con soavissimi accenti: O beata infanzia per la quale è riparata la vita del genere umano! O amabilissimi e deliziosi vagiti, per i quali abbiamo evitato il pianto eterno! O pannicelli felici, per i quali furono mondate le colpe dei peccatori! O splendida mangiatoia, nella quale non solo sta il fieno degli animali, ma il cibo degli angeli! Alleluia! Accorrete, o fedeli, lieti e trionfanti, venite, venite a Betlemme, vedete il nato Re degli angeli, venite adoriamo, venite adoriamo, venite adoriamo il Signore!
Ecco, lasciato il gregge, gli umili pastori chiamati alla culla si appressano. Andiamo anche noi con fretta, con passo gioioso alla culla; venite adoriamo, venite adoriamo, venite adoriamo il Signore!
Noi vedremo l’eterno splendore del Padre velato dalla carne, vedremo il Dio Infante ravvolto nei panni. Venite adoriamo, venite adoriamo, venite adoriamo il Signore!
Riscaldiamo con strette d’amore Colui che per noi si è fatto povero, e riposa sul fieno. Chi non amerà Colui che così ci ha amati? Venite adoriamo, venite adoriamo; venite adoriamo il Signore!
Et Verbum caro factum est, et habitavit in nobis! Risponde alle voci della Chiesa la voce del mondo, e nel tempo natalizio ascendono al cielo i canti più belli, modulati su versi dolcissimi e su note soavi, espressi nell’arte muta dei presepi splendidi, ripetuti sull’umile cornamusa che dolcifica il cuore, e dalle labbra chiassose dei piccoli. Chi può misurare il valore di queste parole: Il Verbo si è fatto carne ed abitò fra noi?
Un Dio, un Dio reso come uno di noi, disceso su questa povera terra, accomunato alle nostre pene, immolato per nostro amore! Un Dio fatto carne, fatto Vittima, fatto Cibo d’amore! Io non so come rispondere a tanto amore, e ripeto con la Chiesa questa bellissima invocazione, risposta all’amore che si dona:
O Padre, o Figlio, o Spirito Santo, o Santissima Trinità! O Gesù, o Maria, o san Giuseppe, o trinità terrena! O angeli, o santi, o sante del Paradiso, o trinità celeste! Impetratemi queste grazie che imploro per il prezioso Sangue di Gesù: che io compia sempre la volontà di Dio, e rimanga sempre in unione con Lui. Che io ami sempre Dio solo e compia tutto per Dio. Che io cerchi solo la gloria di Dio, e tenda alla santità per Dio solo. O Padre, o Figlio, o Spirito Santo, o Santissima Trinità!
Per questo il Verbo si è fatto carne ed ha abitato tra noi, ed io debbo rispondere al suo amore facendomi spirito nella santità e abitando nei cieli. Egli si è fatto carne e noi abbiamo visto la sua gloria, gloria veramente dell’Unigenito del Padre, pieno di grazia e di verità; dobbiamo perciò vivere della sua vita, vivere per la gloria di Dio, vivere nella sua grazia e vivere nella luce della sua verità, fedeli alla Chiesa nostra Madre. Si è fatto carne per salvarci, e non possiamo noi abbrutirci nella carne per perderci, riducendoci come bruti. Questa carne, nobilitata da Lui, deve angelicarsi, dev’essere come arpa d’amore che accompagna i cantici mesti dell’esilio, e come cetra gioiosa che si unisce ai canti eterni della gloria. 
Padre Dolindo Ruotolo

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