Gv 14,23-29
Gli rispose Gesù: «Se uno mi ama, osserverà la mia parola e il Padre mio lo amerà
e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui. Chi non mi ama, non osserva le
mie parole; e la parola che voi ascoltate non è mia, ma del Padre che mi ha mandato. Vi ho detto queste cose mentre sono ancora presso di voi. Ma il Paràclito, lo Spirito
Santo che il Padre manderà nel mio nome, lui vi insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto
ciò che io vi ho detto. Vi lascio la pace, vi do la mia pace. Non come la dà il mondo, io la do a voi. Non sia
turbato il vostro cuore e non abbia timore. Avete udito che vi ho detto: «Vado e tornerò
da voi». Se mi amaste, vi rallegrereste che io vado al Padre, perché il Padre è più grande
di me. Ve l'ho detto ora, prima che avvenga, perché, quando avverrà, voi crediate.
Il linguaggio misterioso di Gesù provoca l'intervento di Giuda, non l'Iscariota, il quale chiede spiegazioni.
Egli ri-4
vela la mentalità dei giudei in merito alla manifestazione del Messia. Gli ebrei, infatti, attendevano il profeta escatologico che doveva fare la sua comparsa in modo spettacolare per manifestarsi davanti a tutti come il re d'Israele, il
quale avrebbe guidato la riscossa nazionale contro i dominatori pagani e instaurato definitivamente il regno di Dio.
La risposta di Gesù del v. 23 a prima vista sembra ignorare la domanda di Giuda, ma in realtà è la risposta più profonda alla domanda dell'apostolo. Gesù chiarisce ai suoi amici che la sua manifestazione ai discepoli non avverrà
in modo spettacolare, ma si realizzerà nell'intimo delle coscienze, con la sua venuta insieme al Padre nel cuore dei
credenti (v. 23).
Il regno di Cristo infatti non è di carattere politico, non è di questo mondo, ma si instaura con l'assimilazione della verità (Gv 18,36-37), osservando la sua parola (v. 23).
Con questa interiorizzazione della rivelazione di Cristo, i discepoli sono resi tempio di Dio, ospiteranno le persone del Padre e del Figlio. Gesù si manifesterà realmente ai suoi amici che lo amano concretamente, perché tornerà
da loro e abiterà per sempre nel loro cuore (Gv 14, 20), assieme al Padre (v. 23) e allo Spirito della verità (Gv 14,17).
Nel v. 24 Gesù ribadisce una verità già annunciata precedentemente (v. 10): la sua parola, ascoltata dai discepoli, in realtà è del Padre che l'ha mandato.
Gesù mette in rapporto la sua rivelazione con l'azione dello Spirito Santo. Il Maestro, dimorando presso i suoi
discepoli, ha rivelato la parola di Dio (v. 25). Ma essi non hanno capito né fatto penetrare nel cuore la verità: di qui
la necessità dell'intervento dello Spirito.
Quindi non solo Gesù, ma anche lo Spirito Santo è maestro di fede: egli
insegnerà ogni cosa ai credenti.
Lo Spirito Santo non eserciterà una funzione didattica prescindendo dalla rivelazione di Gesù, ma ricorderà ai
discepoli le parole del Maestro (v. 26) e li introdurrà nella verità tutta intera (Gv 16,13).
Gesù, dopo aver parlato dello Spirito Santo, dona ai suoi discepoli la sua pace. Essa sintetizza la pienezza dei
beni messianici e si differenzia da quella del mondo che si esaurisce nella gioia effimera del piacere e del successo
(Gv 16,20). Inondato dalla pace di Cristo, il cuore dei credenti non deve turbarsi o spaventarsi per la prossima partenza del Maestro, perché egli ritornerà da loro (vv. 27-28).
I discepoli non devono rattristarsi, ma rallegrarsi perché Gesù va dal Padre che è più grande di lui. In realtà il
Padre è più grande di tutti (Gv 10,29), anche del Figlio suo, perché è la fonte dell'essere, della vita e dell'agire del
Figlio e di tutte le creature (Gv 5,19ss).
Egli è l'ideatore delle storia e della salvezza.
Gesù informa in anticipo i suoi amici della sua partenza per favorire la loro fede quando questo avverrà (v. 29).
Gli avvenimenti finali della vita terrena di Gesù stanno concludendosi: il Rivelatore è alle ultime battute della sua
missione. Il principe di questo mondo ha già scatenato la sua ultima offensiva (v. 30).
Egli può dominare gli uomini
e servirsene come satelliti, ma non ha alcun potere su Cristo. Con l'esaltazione del Cristo, il demonio è stato sconfitto e detronizzato (Gv 12,31), è stato giudicato e condannato (Gv 16,11).
Gesù però deve dimostrare il suo amore per il Padre, eseguendo il suo piano di salvezza che esige il suo sacrificio, perciò deve accettare la sconfitta della croce che è la vittoria effimera del principe di questo mondo.
Facendo la volontà del Padre, sottomettendosi spontaneamente alla sua passione dolorosa, Gesù mostra all'umanità fino a quale punto egli ama il Padre (v. 31).
Questo sembra l'unico passo del vangelo di Giovanni nel quale
si parla dell'amore di Gesù per il Padre.
L'ultima frase di questo brano segna, senza alcun dubbio, la fine del primo discorso di Gesù durante l'ultima cena.
Padre Lino Pedron
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