Libertà di coscienza: no! Quanti mali ha causato ai popoli e alle persone questo deplorevole errore, che permette di agire contro i propri intimi dettami. Libertà «delle coscienze», sì: che significa il dovere di seguire l'imperativo interiore..., ah, ma dopo aver ricevuto una seria formazione! (Solco, 389)
Quando nella mia attività sacerdotale, ormai lunga, non solo predico, ma addirittura grido il mio amore alla libertà personale, noto in qualcuno un gesto di diffidenza, come se si possa sospettare che la difesa della libertà comporti un pericolo per la fede. Non si inquietino, i pusillanimi. Porta attentati alla fede soltanto un'errata interpretazione della libertà, una libertà senza scopo, senza norma oggettiva, senza legge, senza responsabilità. In una parola: il libertinaggio. Purtroppo, è di questo che molti si fanno propugnatori; e questa rivendicazione effettivamente è un attentato alla fede.
Pertanto, non è esatto parlare di "libertà di coscienza", nel senso di considerare moralmente valido che l'uomo respinga Dio. Abbiamo già ricordato che possiamo opporci ai disegni di salvezza del Signore; lo possiamo, ma non lo dobbiamo fare. E se qualcuno deliberatamente assumesse tale atteggiamento, peccherebbe trasgredendo il primo e fondamentale comandamento: Amerai il Signore Dio tuo con tutto il cuore [Dt 6, 5].
Difendo invece con tutte le mie forze la libertà delle coscienze [Leone XIII Enc. Libertas Prestantissimum, 20-VII-1888, ASS 20, 606], che sta a significare che a nessuno è lecito impedire che la creatura renda il culto a Dio. Bisogna rispettare i legittimi desideri di verità: l'uomo ha l'obbligo grave di cercare il Signore, di conoscerlo e di adorarlo, ma nessuno sulla terra deve permettersi di imporre agli altri una fede che non hanno; e, reciprocamente, nessuno può arrogarsi il diritto di porre ostacoli a chi ha ricevuto la fede da Dio.
La santa Chiesa, nostra Madre, si è sempre pronunciata a favore della libertà, e ha respinto tutti i fatalismi, vecchi e nuovi. Ha sempre insegnato che ogni anima è padrona del suo destino, nel bene come nel male: E coloro che non si allontanarono dal bene, andranno alla vita eterna; coloro che avranno commesso il male, al fuoco eterno [Simbolo Quicumque]. È impressionante questo tremendo potere, tuo, mio, di tutti, che rivela nel contempo la nostra dignità. A tal punto il peccato è un male volontario, che non potrebbe affatto essere peccato se non avesse principio nella volontà: questa affermazione è così evidente, che su di essa concordano i pochi saggi e i molti ignoranti che popolano il mondo [Sant'Agostino, De vera religione, 14, 17]. (Amici di Dio, 32-33)
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