Se avete conosciuto me, conoscerete anche il Padre mio: fin da ora lo conoscete e lo avete veduto». Gli disse Filippo: «Signore, mostraci il Padre e ci basta». Gli rispose Gesù: «Da tanto tempo sono con voi e tu non mi hai conosciuto, Filippo? Chi ha visto me, ha visto il Padre. Come puoi tu dire: «Mostraci il Padre»? Non credi che io sono nel Padre e il Padre è in me? Le parole che io vi dico, non le dico da me stesso; ma il Padre, che rimane in me, compie le sue opere. Credete a me: io sono nel Padre e il Padre è in me. Se non altro, credetelo per le opere stesse. In verità, in verità io vi dico: chi crede in me, anch'egli compirà le opere che io compio e ne compirà di più grandi di queste, perché io vado al Padre. E qualunque cosa chiederete nel mio nome, la farò, perché il Padre sia glorificato nel Figlio. Se mi chiederete qualche cosa nel mio nome, io la farò.
Gesù è l’unica persona che mette in rapporto con il Padre, che manifesta in modo perfetto la vita e l’amore di Dio per l’umanità, e comunica al mondo la salvezza che è la vita di Dio. Solo Gesù può condurre l’uomo a Dio, perché egli solo vive nel Padre e il Padre vive in lui.
L’intervento di Filippo riecheggia la domanda di Mosè rivolta al Signore: "Mostrami la tua gloria" (Es 33,18). Gesù gli risponde che egli vive nel Padre (vv. 9-10). L’apostolo avrebbe dovuto sapere che Gesù è una sola cosa con il
Padre (Gv 8,24.28.58; 10,30.38; 13,13). Di conseguenza, vedendo Gesù si vede il Padre (v. 9).
Data questa mutua immanenza del Padre e del Figlio, le parole dette da Gesù in realtà sono pronunciate dal Padre che dimora in lui e le opere da lui compiute sono fatte dal Padre (v. 10).
L’immanenza del Padre nel Figlio può essere accettata solo per fede, per questo Gesù esorta i discepoli a credere in questa verità, se non altro a motivo delle opere straordinarie da lui compiute.
Gesù spesso invita alla fede pura, basata solo sulla sua parola (Gv 4,21.48; 6,29), per cui proclama beato chi crede senza aver visto (20,29). Egli tuttavia fa appello anche alla prova divina delle opere meravigliose e straordinarie compiute nel nome di Dio, per autenticare la sua missione divina, invitando i suoi ascoltatori a credere almeno per questa ragione (Gv 5,36; 10,25.37-38; 11,15). Per questo motivo il peccato d’incredulità dei giudei è senza scuse (Gv 15,24).
Nel v. 12 Gesù usa l’espressione solenne: "In verità, in verità vi dico" per richiamare l’attenzione sull’importanza dell’argomento trattato. Egli assicura ai suoi amici che, se crederanno nella sua persona divina, potranno compiere opere meravigliose e segni straordinari. La motivazione di questa possibilità di compiere opere eccezionali sta nel fatto che Gesù ritorna al Padre, presso il quale esaudirà le richieste dei discepoli (v. 13).
Affinché la preghiera sia esaudita, dev’essere fatta nel nome di Gesù, cioè dev’essere rivolta a Dio per mezzo di Gesù, mossi dalla fede nella mediazione del Figlio di Dio. Gesù non lascia senza risposta le preghiere dei suoi amici
Padre Lino Pedron
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