Ascoltiamo don Dolindo Ruotolo
Meditazione sulla Passione di
Nostro Signore Gesù Cristo
È con profonda trepidazione ed emozione che incomincio a parlare della Passione di Gesù Cristo!
Chi può valutare un mistero di amore tanto profondo, che mentre è l’eccesso della carità di Gesù Cristo, costituisce un disegno perfetto, un ricamo mirabile, un quadro sublime? La Passione di Gesù è l’opera mirabile del Redentore, è l’attuazione di un piano sapientissimo; nel suo movimento tragico essa è come il freddo ragionamento della logica, nel suo tesoro di sentimenti essa è come lo sviluppo di un fenomeno nel quale non c’è un dato solo, non c’è un movimento solo che sia messo là a caso.
Io guardo il quadro di un grande artista: tutto in esso è movimento, tutto è vita; gli uomini sembra che parlino sulla tela, che sospirino, che vivano; gli elementi naturali sembrano agitati ed io immagino che l’artista, nel farlo, si sia mosso e si sia agitato anche lui. No! L’artista non è stato mai tanto freddo, tanto ponderato, tanto sapiente, tanto ordinato, tanto logico, che quando ha tracciato quelle linee piene di vita.
Così è Gesù buono nella sua Passione: Egli compie ed attua un mirabile disegno, nel quale gli uomini non sono che la miserabile materia grezza e marcita che Egli utilizza. Egli è il nobile trionfatore che entra nel campo desolato della morte, e tutto tramuta in vita ed in gloria immortale! Egli è l’operaio solerte che consuma la sua giornata nello spasimo atroce nel quale pare sopraffatto e vinto, mentre in realtà trionfa!
I suoi dolori sono la sua forza e la sua gloria, perché non sono semplicemente una tempesta che è passata sul suo capo adorato, ma sono i gesti esterni, dirò così, della sua attività sublime!
Per questo nella Passione Egli si raccoglie tutto in un silenzio arcano e misterioso. Non parla perché è la sua mente, è il suo cuore che operano; non parla perché domina le piccole creature che credono di averlo sopraffatto. Le sue piaghe, le sue spine, gli sputi che lo hanno imbrattato, le terribili reazioni subite, la malignità umana che si è tutta rovesciata su di Lui, non lo hanno sfigurato, ma sono state trasformate nel suo amore per la sua sapienza.
Così le scorie le più vili, i pezzi di metallo più inutili, sono gettati nella fornace e ne sembrano l’ingombro, ma il fuoco ardente li liquefa, li fonde, li rende capaci di essere utilizzati per la formazione di una opera grande: da tutta quella massa informe che mette ribrezzo, viene fuori la bella campana che squilla, la statua colossale che torreggia, la macchina utile che subito si mette in movimento ed assorbe, nella sua forma, tutta quella miseria, e muta nel suo movimento tutto quell’inerzia degradante, tutta quella roba infranta, arrugginita ed inutilizzata!
Il tuo Cuore, o Gesù, è stato la fornace di amore che ha raccolto tutte le nostre miserie: nell’atto con cui le hai prese, Tu sei apparso un verme e non un uomo; sei apparso come l’ultimo di tutti, come l’abiezione della plebe.
Tu sei stato inondato dalla nostra iniquità come da un torrente; eppure nel tuo Cuore tutto si è trasformato e dal tuo Cuore è venuto fuori l’inno più bello di amore, che è diventato l’inno grandioso dell’umanità: dalla tua umiliazione è nata la gloria, dalla tua morte la vita.
Tu hai assorbito in te il male passato, presente e futuro dell’umanità; hai sofferto perché ne hai sentito le terribili reazioni, ma hai utilizzato tutto perché, in questo sanguinoso battesimo di angoscia, Tu hai amato il Padre tuo, Tu hai attratto tutto a te, Tu hai mutato tutto in vita! Anche la mia miseria, anche le mie scorie, anche i miei peccati passarono in te, dolcissimo Gesù mio...
Oh, quanto dovrei gemere io di amaro dolore, pensando che alla tua Passione ho aggiunto le mie amarezze! Se vivessi di te, Gesù mio, sentirei in me il palpito di una vita nuova e mi accorgerei che in te la mia miseria si muta in amore! Oh, quanto sono stato ingrato, quanto è ingrato il mondo con te, o Gesù buono!
Prima di considerare determinatamente i dolori del Redentore, è necessario considerarli nel loro disegno sublime, è necessario approfondirne la natura, perché solo così si può valutare questo tesoro incomparabile. Noi siamo troppo abituati a compatire solo Gesù ed a compatirlo come un uomo addolorato. Lo consideriamo con un sentimento di compassione, che quasi quasi ce lo fa vedere umiliato e, direi quasi, inferiore a noi.
Se cerchiamo di ammirare la divina provvidenza di questi dolori e la sapienza che li ha armonizzati ed utilizzati, noi dobbiamo necessariamente apprezzare Gesù, dobbiamo sentire per Lui una gratitudine immensa, dobbiamo sentire un odio profondo per quei peccati che lo fecero soffrire, un odio profondo per la nostra indifferenza.
Meditiamo quindi sulle intenzioni di Gesù nella sua Passione, meditiamo sulla natura dei suoi dolori e cerchiamo di intuire almeno le linee principali del suo ammirabile disegno.
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venerdì 18 aprile 2014
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