mercoledì 23 maggio 2012

Siano una cosa sola, come noi

Gv 17,11-19 
Io non sono più nel mondo; essi invece sono nel mondo, e io vengo a te. Padre santo, custodiscili nel tuo nome, quello che mi hai dato, perché siano una sola cosa, come noi. Quand'ero con loro, io li custodivo nel tuo nome, quello che mi hai dato, e li ho conservati, e nessuno di loro è andato perduto, tranne il figlio della perdizione, perché si compisse la Scrittura. Ma ora io vengo a te e dico questo mentre sono nel mondo, perché abbiano in se stessi la pienezza della mia gioia. Io ho dato loro la tua parola e il mondo li ha odiati, perché essi non sono del mondo, come io non sono del mondo. Non prego che tu li tolga dal mondo, ma che tu li custodisca dal Maligno.Essi non sono del mondo, come io non sono del mondo. Consacrali nella verità. La tua parola è verità. Come tu hai mandato me nel mondo, anche io ho mandato loro nel mondo; per loro io consacro me stesso, perché siano anch'essi consacrati nella verità. 

Nei vv.11-12 di questo brano Gesù afferma per due volte che il Padre gli ha donato il suo nome. Ciò significa che "donando il suo nome al Figlio, il Padre si fa conoscere da lui come Padre e nello stesso tempo si dona a lui in un amore eterno" (De La Potterie). 
La prima conseguenza benefica della protezione del Padre verso i credenti è la loro unione profonda fondata e modellata sull'unità del Padre e del Figlio. Questa tematica dell'unità è toccata di sfuggita in questo passo; essa sarà uno degli argomenti più importanti del brano che seguirà (Gv 17,21-26). Gesù, con le sue cure di buon Pastore (Gv 10,11ss), ha impedito la perdizione dei suoi amici, anzi ha operato la loro salvezza (Gv 3,16-17) e ha donato loro la vita in abbondanza (Gv 10,10). 
Il Cristo però riconosce che in tale opera di salvezza si è verificata un'eccezione per "il figlio della perdizione", Giuda. L'evangelista ha già descritto il suo tradimento, l'invasamento diabolico e l'ingresso nel regno di satana (Gv 13,21.30). Per Giovanni il traditore è un diavolo (Gv 6,70), quindi è votato alla rovina. Il tradimento di Giuda però non appare senza significato nel piano della salvezza: egli doveva compiere la Scrittura. Probabilmente si allude al Salmo 41,10: "Anche l'amico in cui confidavo, anche lui, che mangiava il mio pane, alza contro di me il suo calcagno". Gesù prega il Padre per gli amici che sta per lasciare nel mondo e aggiunge che lo scopo della sua preghiera è favorire la gioia piena dei discepoli. Per essi il sapersi affidati al nome paterno di Dio, alle mani forti e amorose del Padre, deve essere fonte di gioia perfetta e di pace profonda. 
Gesù ha custodito gli amici nel nome del Padre donando loro la sua parola (v.14), cioè donando loro la rivelazione totale e definitiva di Dio. I discepoli quindi sono stati illuminati dalla parola di Gesù: per questa ragione il mondo tenebroso li ha odiati. I credenti non fanno più parte del mondo e per questo motivo il mondo li odia. Nonostante l'odio delle tenebre contro i credenti, Gesù non chiede al Padre di toglierli dal mondo, ma lo prega di custodirli dal maligno. Dio custodirà i discepoli nel suo nome santo (v.11), preservandoli dall'influsso del demonio e del male (v.5), cioè santificandoli nella verità (v.17). - La santità piena e perfetta è posseduta dall'unico uomo senza peccato (Gv 8,46; Eb 4,15; 7,26), santificato dal Padre e inviato nel mondo (Gv 10,36); egli è il Santo di Dio (Gv 6,69), è l'unica persona che appartiene totalmente a Dio. 
La santità dei cristiani invocata da Gesù nei vv.17 e 19 dev'essere intesa come fedeltà piena al patto d'amore sancito nel sangue di Cristo, vivendo da autentici figli di Dio, da proprietà esclusiva del Padre. Il Padre opera la santificazione dei credenti nella sua parola e per mezzo della sua parola. La verità, che è la rivelazione totale e definitiva del nome, della persona del Padre, costituisce l'ambiente vitale nel quale i cristiani de vono essere santificati. Questa parola, questa verità è il Cristo. 
Il Padre santifica i credenti per mezzo del Figlio, Parola di Dio. La santificazione è quindi la vita di comunione filiale con Dio per mezzo di Cristo. Essere santificati nella verità significa essere custoditi nella vita filiale, nella comunione con il Padre, per mezzo della nostra comunione con il Figlio che è unito al Padre. Una delle conseguenze più immediate della santificazione dei discepoli è la loro abilitazione alla missione. Come il Figlio è stato santificato e inviato nel mondo (Gv 10,36), così i credenti possono essere inviati nel mondo da Gesù (v.18) perché il Padre li santifica nella verità (vv.17 e 19). Gesù santifica se stesso "nella verità" come i discepoli, cioè rivelando il nome del Padre, adempiendo la sua missione di Inviato di Dio. 
Gesù si santifica per i suoi discepoli per salvarli. La santificazione salvifica di Gesù a favore dei credenti è orientata verso l'offerta della sua vita sul Calvario. La rivelazione dell'amore paterno di Dio, attraverso il dono del Figlio all'umanità, opera la salvezza e la santificazione dei credenti, i quali potranno vivere in comunione piena con il Padre lasciandosi guidare in tutto dalla sua volontà, partecipando così alla santità di Cristo, causa, fondamento e modello di quella dei discepoli. 
Padre Lino Pedron
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