Disse poi a colui che l'aveva invitato: «Quando offri un pranzo o una cena, non invitare i tuoi amici né i tuoi fratelli né i tuoi parenti né i ricchi vicini, perché a loro volta non ti invitino anch'essi e tu abbia il contraccambio. Al contrario, quando offri un banchetto, invita poveri, storpi, zoppi, ciechi; e sarai beato perché non hanno da ricambiarti. Riceverai infatti la tua ricompensa alla risurrezione dei giusti».
Il discorso precedente era rivolto agli invitati, questo all’invitante. A quelli Gesù ha detto di scegliere l’ultimo posto, a questo dice di scegliere gli ultimi. Il motivo viene detto nel brano seguente (vv. 15-24): perché Dio fa così. Gesù rivolge un’esortazione inaspettata al capo di casa. La sua parola è fortemente provocatoria e urta non solo il comportamento farisaico e legalistico, ma le comuni abitudini della società civile. Essa si leva contro le caste privilegiate e i circoli chiusi che lasciano fuori la moltitudine degli indigenti, dei malati e dei bisognosi.
Anche durante un pranzo solenne Gesù si prende cura degli infelici e degli affamati, perorando la loro causa in casa dei ricchi. E’ una grande lezione di gratuità e di umanità. Il privilegio degli ultimi deve caratterizzare la vita cristiana.
Paolo apostolo rimprovera i cristiani di Corinto, perché nella cena del Signore non aspettano i poveri che arrivano tardi a causa del lavoro o della loro condizione di schiavi. Comportandosi così, disprezzano la Chiesa di Dio (cfr 1Cor 11, 12). E san Giacomo scrive: "Dio ha scelto i poveri nel mondo per farli ricchi con la fede ed eredi del Regno" (Gc 2, 5).
Invitando a tavola i ricchi e i vicini, ordinariamente ci si attende un contraccambio. L’invito rientra così nelle speculazioni e negli interessi personali ed egoistici. Ma Gesù ci ha insegnato: "Se amate quelli che vi amano, quale grazia ne avete? Anche i peccatori amano quelli che li amano. E se fate del bene a quelli che fanno del bene a voi, quale grazia ne avete? Anche i peccatori fanno lo stesso. E se prestate a coloro da cui sperate ricevere, quale grazia ne avete? Anche i peccatori concedono prestiti ai peccatori per riceverne altrettanto. Amate invece i vostri nemici, fate del bene e prestate senza sperarne nulla, e la vostra ricompensa sarà grande e sarete figli dell’Altissimo, perché egli è benevolo verso gli ingrati e i malvagi… Date e vi sarà dato (da Dio)" (Lc 6, 35-36.38).
L’amore dei cristiani non deve fondarsi sul desiderio di essere ricambiati, perché l’amore o è gratuito o non è amore. Si devono invitare i più poveri tra i poveri, perché da loro non c’è nulla da aspettarsi: non possono ricambiare l’invito, né procurarci onori e avanzamenti di grado. Umanamente parlando, non è neppure piacevole sedersi con loro a tavola, per ovvi motivi. Servire con amore disinteressato, dando tutto senza aspettarsi nulla: questa è l’essenza della carità cristiana.
"Sarai beato perché non hanno da ricambiarti" (v. 14). Beatitudine strana, ma vera. Ci identifica con Dio che è amore gratuito, grazia e misericordia (cfr Lc 6, 36). L’amore gratuito che dà il primo posto al povero è essenziale al cristianesimo, perché il Padre privilegia i figli più bisognosi, e perché Gesù si è fatto ultimo di tutti.
La ricompensa promessa da Gesù non consiste nell’avere qualcosa, ma è la comunione con Dio nel suo regno eterno.
Padre Lino Pedron
------------------
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Nessun commento:
Posta un commento