Se il tuo fratello commetterà una colpa contro di te, va' e ammoniscilo fra te e lui solo; se ti ascolterà, avrai guadagnato il tuo fratello; se non ascolterà, prendi ancora con te una o due persone, perché ogni cosa sia risolta sulla parola di due o tre testimoni. Se poi non ascolterà costoro, dillo alla comunità; e se non ascolterà neanche la comunità, sia per te come il pagano e il pubblicano. In verità io vi dico: tutto quello che legherete sulla terra sarà legato in cielo, e tutto quello che scioglierete sulla terra sarà sciolto in cielo. In verità io vi dico ancora: se due di voi sulla terra si metteranno d'accordo per chiedere qualunque cosa, il Padre mio che è nei cieli gliela concederà. Perché dove sono due o tre riuniti nel mio nome, lì sono io in mezzo a loro».
Nel brano della correzione fraterna e della preghiera concorde Matteo sviluppa l’iniziativa di colui che vuole aiutare il peccatore a ritrovare la comunione fraterna. L’espressione "tuo fratello" (vv. 15.21) manifesta l’intenzione teologica di Matteo: la Chiesa è una comunità di fratelli. Il passo da compiere si esprime in una triplice gradazione: se il colloquio da solo a solo non porta il frutto sperato, si potrà fare appello ai fratelli e solo in ultima istanza si deve ricorrere a tutta la comunità. Alla luce della parabola precedente (vv. 12-14: la pecora perduta), il triplice passo va inteso come uno sforzo per riportare nella comunità colui che si era allontanato: è una traduzione umana della pazienza di Dio. Colui che rifiuta dev’essere considerato come un pagano o un pubblicano, ossia come persona di fronte alla quale i fedeli si trovano impotenti. Nei confronti di questo fratello che rifiuta di ascoltare, il cristiano ha ancora un dovere da compiere, il più importante: affidarlo alle mani del Padre, riconoscendo che l’aiuto di cui necessita sorpassa totalmente le possibilità della comunità. Dove falliscono gli uomini può riuscire Dio. La Chiesa è dunque una comunità nella quale i fratelli sono responsabili della fede dei loro fratelli. Ma questa comunità dipende meno dagli sforzi umani, che possono finire in un insuccesso, che dal Padre che è nei cieli: è lui il Pastore che va in cerca della pecora perduta. L’espressione "Io sono in mezzo a loro" (v. 20) richiama l’inizio del vangelo (1,23: Gesù è il "Dio con noi") e la fine (28,20: "Io sono con voi tutti i giorni fino alla fine del tempo"). Con questa frase Matteo ci indica dove possiamo trovare Dio e fare un’autentica esperienza della sua presenza: dove c’è la comunità riunita nel suo nome, lì c’è Dio.
Padre Lino Pedron
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