A 14 anni prese l’abito Domenicano e sotto la tutela di Maria germogliò in lui quell’angelica pietà che fu l’anima e il segreto di tutta la sua vita.
Iniziò la carriera apostolica con l’insegnamento a Bologna e a Pavia. Successivamente fu chiamato a difendere la fede, minacciata in Italia dall’eresia di Lutero che stava oltrepassando le Alpi. Michele Ghislieri fu nominato Grande Inquisitore Generale, titolo che a nessun altro passò. Parve allora rivivere in lui un'altra Gloria dell’Ordine, S. Pietro da Verona, e se non dette il sangue, prodigò fatiche e sudori.
Papa Paolo IV (Giovanni Pietro Carafa) lo nominò Vescovo di Nepi e Sutri e due anni dopo lo creò Cardinale del titolo di Santa Maria Sopra Minerva. Il suo successore, Pp Pio IV (Giovanni Angelo Medici), lo trasferì alla Sede di Mondovì dove la fede era più minacciata, richiamandolo poi a Roma dove si richiedeva la sua scienza e la sua illuminata prudenza.
Alla morte di Pio IV i Cardinali, riunitisi in Conclave, lo elessero Papa.
Il 12 gennaio 1566, Pio V tracciò le linee del suo servizio pastorale: riformare la Chiesa secondo il Concilio Tridentino, mantenere la pace tra gli Stati cristiani, sconvolti dalla scissione protestante, e allontanare la minaccia dell’invasione turca.
Ai primi adulatori che si fecero avanti rispose secco:“Dio mi ha chiamato per servire la Chiesa, non perché la Chiesa serva me!” Ai parenti fece capire subito che non dovevano aspettarsi favori o privilegi, a loro doveva bastare di essere “i parenti del papa”.
Iniziò l’opera di attuazione dei decreti conciliari, partendo dal cuore della Chiesa: la preghiera, e il suo centro: l’Eucaristia. Il Concilio aveva sollecitato un rinnovamento liturgico e Pio V lo compì; curò la compilazione del“Catechismo del Concilio di Trento per i parroci”, un compendio delle verità rivelate che li aiutasse nella formazione dei fedeli; istituì la Congregazione che esaminasse i libri e pubblicasse l’indice di quelli proibiti, e istituì una commissione che preparasse un testo latino ufficiale e corretto della Sacra Scrittura. Intanto favorì nuovi metodi per gli studi biblici, pubblicando la “Bibliotheca Sancta” del domenicano Sisto di Siena.
In fedeltà alle decisioni conciliari, inoltre, richiese con fermezza ai vescovi che risiedessero nelle proprie diocesi, ai parroci nelle proprie parrocchie: la riforma occorreva cominciarla da chi era chiamato a “pascere il gregge di Dio”. Egli, in quanto vescovo di Roma, si preoccupò di incrementare la vita di fede, l’istruzione catechistica dei fanciulli, di ascoltare e sovvenire i poveri, di favorire opere di utilità pubblica, come dotare la città del primo lanificio, far giungere l’acqua migliore alle fontane, prosciugare le paludi.
La sua gloria più grande fu la celebre vittoria contro i Turchi del 7 ottobre 1571 riportata dalle forze cristiane da lui animate e che salvò in Europa la civiltà e la fede.
Grato a Maria, sua celeste alleata, istituì la festa del Rosario.
Sia da vescovo, che da cardinale, che da Papa, visse sempre come un povero religioso.
Passò gli ultimi giorni di aprile del 1572 a letto, tra forti sofferenze; morì la sera del 1° maggio; si concludevano 6 anni di un pontificato memorabile.
Papa Sisto V (Felice Peretti), decise che il suo sepolcro rimanesse in S. Maria Maggiore, come dire “in casa della Madonna”: il papa del Rosario poteva forse desiderare di meglio?
Papa Pio V fu beatificato a 100 anni esatti dalla morte, il 1° maggio 1672, da Pp Clemente X (Emilio Altieri) e dichiarato santo da Pp Clemente XI (Giovanni Francesco Albani) il 22 maggio 1712.
--
Nessun commento:
Posta un commento