O solitudine di Gesù io ti adoro. Oceano immenso dove confluiscono tutte le acque amare delle solitudini umane, io mi prostro davanti a Te, abbraccio il Legno che toglie ogni amarezza e guarisce tutte le infermità degli uomini desolati, riempie ogni vuoto con la sua Presenza e porta la Vita dove è la morte. O Gesù, solo giusto tra gli ingiusti, solo senza peccato tra i peccatori, che portasti il peso del mio peccato e dei peccati di tutto il mondo, radice della mia solitudine e di tutte le solitudini umane, io ti adoro. O Gesù, che nel Pretorio di Pilato sentisti il grido della folla “Crucifige, crucifige!” e ti vedesti posposto a Barabba da quella folla che ti aveva acclamato, pochi giorni prima, al tuo ingresso a Gerusalemme, io ti adoro per l’immensa solitudine di quel momento. O Gesù, issato sulla croce come rifiuto degli uomini, e insieme olocausto per la loro salvezza, per quell’abbandono che in quel momento sentisti da parte del Padre, per quel grido angosciante “Mio Dio, perché mi hai abbandonato?”, io mi getto ai tuoi piedi e ti adoro nella tua infinita solitudine. O Gesù, che nel Sacramento dell’Altare perpetui la tua solitudine e cerchi chi ti consoli, perché la tua consolazione scenda su di lui; o Gesù, lasciato solo nei tabernacoli della terra, che attendi invano gli uomini indaffarati di questo mondo, io ti adoro nella tua solitudine…”
P. Matteo La Grua, La preghiera di consolazione, Herbita Editrice, pp.21-22
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giovedì 24 novembre 2011
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