Dal Vangelo secondo Matteo (21,28-32)
In quel tempo, Gesù disse ai capi dei sacerdoti e agli anziani del popolo: «Che ve ne pare? Un uomo aveva due figli. Si rivolse al primo e disse: “Figlio, oggi va’ a lavorare nella vigna”. Ed egli rispose: “Non ne ho voglia”. Ma poi si pentì e vi andò. Si rivolse al secondo e disse lo stesso. Ed egli rispose: “Sì, signore”. Ma non vi andò. Chi dei due ha compiuto la volontà del padre?». Risposero: «Il primo». E Gesù disse loro: «In verità io vi dico: i pubblicani e le prostitute vi passano avanti nel regno di Dio. Giovanni infatti venne a voi sulla via della giustizia, e non gli avete creduto; i pubblicani e le prostitute invece gli hanno creduto. Voi, al contrario, avete visto queste cose, ma poi non vi siete nemmeno pentiti così da credergli».
COMMENTO AL VANGELO - P. LINO PEDRON
Matteo ha fatto confluire in questa parabola elementi molto diversi: oltre all'opposizione tra il dire e il fare che concludeva il discorso della montagna (7,21; cfr 23,3), si vede apparire quello del pentimento, mentre viene ripresa l'allusione a Giovanni Battista e alla fede (cfr 21,23-27); il tutto nel quadro di una vigna che richiama la parabola degli operai (19,30-20,16) e annuncia quella dei vignaioli omicidi (21,33-46).
Nel regno di Dio contano i fatti, non le parole. I due figli sono i "giusti" e i "peccatori" (cfr 9,13). Un detto rabbinico insegna: "I giusti promettono poco e fanno molto; gli empi parlano molto e non fanno nulla".
Il test è la docilità o meno all'appello di Giovanni Battista. I pubblicani e le prostitute, che in un primo tempo avevano rifiutato la volontà del Padre manifestata nelle legge, hanno creduto a Giovanni Battista e, tramite lui, hanno scoperto la via della salvezza nel regno annunciato da Gesù, mentre i capi d'Israele non lo ascoltarono e non gli credettero.
Questo brano trasmette molta consolazione e fiducia. Nessun peccatore deve scoraggiarsi. Questo testo annuncia un nuovo ordinamento di Dio, che contrasta con il modo di vedere umano e lo supera.
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