Mt 22,1-14
Gesù riprese a parlare loro con parabole e disse: «Il regno dei cieli è simile a un re, che
fece una festa di nozze per suo figlio. Egli mandò i suoi servi a chiamare gli invitati alle nozze,
ma questi non volevano venire. Mandò di nuovo altri servi con quest'ordine: «Dite agli
invitati: Ecco, ho preparato il mio pranzo; i miei buoi e gli animali ingrassati sono già uccisi e
tutto è pronto; venite alle nozze!». Ma quelli non se ne curarono e andarono chi al proprio
campo, chi ai propri affari; altri poi presero i suoi servi, li insultarono e li uccisero. Allora il
re si indignò: mandò le sue truppe, fece uccidere quegli assassini e diede alle fiamme la loro
città. Poi disse ai suoi servi: «La festa di nozze è pronta, ma gli invitati non erano degni; andate ora ai crocicchi delle strade e tutti quelli che troverete, chiamateli alle nozze». Usciti per le strade, quei servi radunarono tutti quelli che trovarono, cattivi e buoni, e la sala
delle nozze si riempì di commensali. Il re entrò per vedere i commensali e lì scorse un uomo
che non indossava l'abito nuziale. Gli disse: «Amico, come mai sei entrato qui senza
l'abito nuziale?». Quello ammutolì. Allora il re ordinò ai servi: «Legatelo mani e piedi e gettatelo
fuori nelle tenebre; là sarà pianto e stridore di denti». Perché molti sono chiamati, ma
pochi eletti».
Il banchetto è organizzato da un re per le nozze del figlio. I primi invitati, il popolo d’Israele, manifestano indifferenza colpevole (v. 5). I vv. 6-7 sono ispirati alla parabola dei vignaioli. Probabilmente Matteo ha presente le persecuzioni contro i predicatori cristiani e la distruzione di Gerusalemme nell’anno 70.
Dopo il rifiuto dei primi chiamati, l’invito è rivolto a tutti, "buoni e cattivi" (v. 10).
La sala piena di commensali è immagine della Chiesa.
La parabola è un appello a tutti perché sappiano che il momento è decisivo e non si può differire: "Tutto è pronto" (v. 4). Di fronte alla chiamata del vangelo non c’è niente di più importante da fare.
Per stare nella sala del banchetto (la Chiesa) bisogna accettare di ricevere il vestito di nozze: la conversione, la fede. la grazia. La comparsa del re nella sala significa il giudizio dei convitati. Il giudizio non riguarda solo i primi invitati che hanno rifiutato l’invito alle nozze. I secondi non si illudano che basti essere nella Chiesa per essere salvati.
L’avvertimento finale della parabola ricorda ai convitati della comunità cristiana l’esigenza della loro vita secondo il battesimo e la serietà del loro impegno.
La chiamata di Dio non pone condizioni preliminari: la Chiesa è il luogo del grande raduno e gli invitati sono tutti peccatori. Ma peccatori che si convertono.
Il detto riguardante i chiamati e gli eletti non invita a fare i conti sui salvati e i dannati: sarebbe in contraddizione con l’uno senza abito di nozze tra i tanti invitati che riempivano la sala.
Questa frase è una interpellanza personale all’ascoltatore perché cerchi di non essere nella condizione di colui che viene gettato nelle tenebre.
Padre Lino Pedron
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