Sabato 10 Agosto 2013 - SAN LORENZO
Gv 12,24-26 In verità, in verità io vi dico: se il chicco di grano, caduto in terra, non muore, rimane solo; se invece muore, produce molto frutto. Chi ama la propria vita, la perde e chi odia la propria vita in questo mondo, la conserverà per la vita eterna. Se uno mi vuole servire, mi segua, e dove sono io, là sarà anche il mio servitore. Se uno serve me, il Padre lo onorerà.
La glorificazione del figlio dell’uomo è spiegata con il paragone della sorte del chicco di grano che per portare frutto deve morire. La glorificazione di Cristo avviene mediante la sua morte e sepoltura.
Il seme per poter fruttificare deve morire sotto terra. Il chicco che non volesse morire è destinato alla sterilità.
Il Cristo fu sepolto nella terra per risorgere, essere esaltato e attirare tutti a sé (v. 32).
La fecondità salvifica di Gesù deriva dall’accettazione del disegno divino che ha posto la sua glorificazione in dipendenza della sua passione e morte. L’amore per la propria vita, l’esagerato attaccamento alla vita, per cui per salvarsi si è disposti a rinunciare a tutti i valori, anche a quelli divini, è causa di perdizione.
La disponibilità a morire per una causa superiore, quale è Cristo e il suo regno, è fonte di salvezza eterna. Gesù "odia" la sua anima in questo mondo, ossia è disposto a rinunciare alla vita terrena, per portare molto frutto, cioè per attirare a sé tutti gli uomini, compresi i pagani, rappresentati da questi greci che desiderano vederlo.
Il suo discepolo fedele deve seguirlo su questa strada per essere dove l’ha preceduto Cristo. Nella casa del Padre (Gv 14,1-3).
Padre Lino Pedron
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