Come farò perché il mio amore per il Signore continui, perché aumenti?, mi domandi con ardore. — Figlio, abbandonando man mano l'uomo vecchio, dando volentieri anche quelle cose, buone in sé stesse, che però impediscono il distacco dal tuo io...; dicendo al Signore, con i fatti e continuamente: “Eccomi qua, per tutto ciò che vuoi”. (Forgia, 117)
Di nuovo innalzo il mio cuore in rendimento di grazie al mio Dio e mio Signore, perché avrebbe potuto benissimo crearci impeccabili, dandoci un impulso irresistibile verso il bene, ma reputò che i suoi servi l'avrebbero meglio servito se fossero stati liberi di farlo[Sant Agostino, De vera religione, 14, 17]. Quanto sono grandi l'amore, la misericordia di Dio nostro Padre! Di fronte all'evidenza delle sue 'divine pazzie' per i suoi figli, vorrei avere mille bocche, mille cuori, e più ancora, per poter vivere in continua lode a Dio Padre, a Dio Figlio, a Dio Spirito Santo. Pensate che l'Onnipotente, colui che con la sua Provvidenza regge l'Universo, non vuole dei servi forzati; preferisce avere dei figli liberi.
È alla portata della creatura rispondere di no a Dio, respingere questo principio di felicità nuova e definitiva. Ma se così fa, non è più figlio e diventa schiavo.
Perdonate l'insistenza. È evidente, e del resto lo possiamo verificare spesso intorno a noi o in noi stessi, che nessuno sfugge a qualche tipo di servitù. Alcuni si inginocchiano davanti al denaro; altri adorano il potere; altri, la relativa tranquillità dello scetticismo; altri fanno della sensualità il loro vitello d'oro. E la stessa cosa accade in campi più nobili. Ci affanniamo in un lavoro, in un'impresa di proporzioni più o meno grandi, nello svolgimento di un'attività scientifica, artistica, letteraria, spirituale. Se c'è impegno, se c'è vera passione, chi si applica vive da schiavo, si dà con gioia al servizio del compito che si è prefisso. (Amici di Dio, 33-34)
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giovedì 9 agosto 2012
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