mercoledì 22 febbraio 2012

Quaranta giorni per crescere nell'amore di Dio e del prossimo

Cominciamo oggi i santi quaranta giorni di quaresima e conviene esaminare attentamente perché questa astinenza è osservata per quaranta giorni. Mosé, per ricevere la Legge la seconda volta, ha digiunato quaranta giorni (Gen 34,28). Elia, nel deserto, si è astenuto dal mangiare quaranta giorni (1Re 19,8). Il Creatore stesso, venendo tra gli uomini, non ha preso alcun cibo per quaranta giorni (Mt 4,2). Sforziamoci anche noi, per quanto possibile, di tenere a freno il nostro corpo con l'astinenza in questi santi quaranta giorni..., per divenire, secondo la parola di Paolo, «sacrificio vivente» (Rom 12,1). L'uomo è offerta vivente e al tempo stesso immolata (cfr Ap 5,6) quando, pur non lasciando questa vita, fa morire però in sé i desideri mondani.
E' soddisfare la carne che ci ha trascinato al peccato (Gen 3,6); la carne mortificata ci conduca al perdono. L'autore della morte, Adamo, ha trasgredito i precetti della vita mangiando il frutto proibito dell'albero. Bisogna dunque che noi, privati delle gioie del paradiso a causa del cibo, ci sforziamo di riconquistarle con l'astinenza.
Tuttavia nessuno creda che basti l'astinenza. Il Signore dice per bocca del profeta: «Non è piuttosto questo il digiuno che voglio? dividere il pane con l'affamato, introdurre in casa i miseri, senza tetto, vestire uno che vedi nudo, senza distogliere gli occhi da quelli della tua carne» (Is 58,7-8). Ecco il digiuno che Dio vuole...: digiuno attuato nell'amore del prossimo e impregnato di bontà. Dà quindi agli altri ciò di cui ti privi; così la penitenza del tuo corpo gioverà al benessere del corpo del prossimo che ne ha bisogno.
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San Gregorio Magno (circa 540-604), papa, dottore della Chiesa
Omelia sul Vangelo, n° 16, 5
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